IL TORO RIPOSA

22 Giugno 2023

Dopo un periodo di rialzi consistenti che hanno portato in alcuni casi i listini dei Paesi Sviluppati anche oltre i massimi storici, siamo ora in una fase che appare più problematica. 

Il movimento iniziato nell'ottobre 2022 ha fatto registrare un incremento superiore al 20% e questo dato ha sancito, di fatto, che questo rialzo ha originato una fase nuova, fase che non è da considerare come una correzione del precedente mercato ribassista. 

Questo significa che, se siamo in un mercato rialzista, la strategia vincente dovrebbe essere quella di comprare sulle correzioni. 

In queste ultime sedute sembrerebbe che la correzione possa effettivamente esserci e una serie di fattori confermerebbe questa evoluzione. 

Nelle ultime settimane si è verificato un vero e proprio crollo delle posizioni short che dimostrerebbe la capitolazione dei ribassisti: infatti il rapporto put/call sullo S&P500 del mese di marzo ha toccato il suo minimo, confermando che la stragrande maggioranza degli operatori ha ormai preso una posizione rialzista sui mercati. 

Questo spunto di riflessione fornisce però un valido supporto alla tesi che una correzione dei mercati sia possibile: se tutti hanno comprato è probabile che da ora in avanti le vendite prevalgano. 

A sostegno della correzione si può considerare anche che gli indicatori tecnici segnalano, da più sedute, un indebolimento della spinta rialzista dovuta ad una concentrazione sempre più evidente di flussi solo su pochi settori e pochi titoli (si veda l'andamento del Nasdaq e dei 5/6 principali titoli).

Ad alimentare la correzione vengono inoltre in aiuto i timori relativi al mantenimento delle politiche monetarie restrittive delle Banche centrali. 

La FED aveva accettato l'idea di mettersi "in pausa" e di non alzare i tassi nell'ultima riunione del FOMC ma, come confermato da Powell nella sua audizione di ieri al Congresso, l'orientamento per il futuro confermerebbe l'ipotesi di una ripresa dei ritocchi rialzisti già a luglio. 

Questa previsione alimenta quindi le possibilità che, almeno nel breve periodo, i listini perdano un po' del loro slancio. 

In Europa la BCE non ha cambiato il tono delle sue comunicazioni confermando l'ipotesi che il percorso di avvicinamento a un tasso ritenuto sufficiente per combattere l'inflazione sia ancora lungo. Se in USA manca probabilmente molto poco al completamento del ciclo di rialzi dei tassi, in EU è ancora troppo presto per scommettere contro la BCE. 

Ancora più difficile la situazione in UK. La BOE deve fronteggiare una serie di problemi che la pongono in una situazione complicata con un'inflazione che non arretra (anzi..) e un mercato del lavoro caratterizzato da salari in forte crescita. 

Che vi siano, nel breve, condizioni di avversione al rischio, lo si può notare anche dalla deludente performance dei mercati cinesi. 

In Cina la crescita è ormai da tempo in decelerazione e sono evidenti i segnali di difficoltà. Il mercato immobiliare rimane il punto debole della dinamica economica di Pechino ma, quasi sorprendentemente, anche l'occupazione dimostra una dinamica negativa. Con un mercato interno che quindi rallenta la Cina non riesce, almeno per ora, ad attrarre nuovi flussi e delimita così gli spazi per ulteriori acquisti. Per cercare di fronteggiare questa congiuntura le autorità cinesi hanno iniziato a espandere le condizioni monetarie (operando quindi in maniera opposta alle Banche centrali dei Paesi Sviluppati) ma gli effetti di queste misure non sono ancora prezzate dai mercati. 

Ci sono pertanto tutte le condizioni per una correzione delle borse. 

Dicevamo all'inizio di queste considerazioni che la correzione dovrebbe però essere guardata come una opportunità e, bisognerà comunque verificarlo passo passo, una pausa comporterà un riequilibrio dei mercati per creare le condizioni per una ripresa del ciclo rialzista. 

A sostegno di questa tesi sussistono, almeno per ora, le previsioni che scongiurerebbero l'avvento di una recessione globale. 

Gli USA mostrano che l'economia di base delle aziende è decisamente in salute. La spinta che la tecnologia continua a dare e lo scarso impatto negativo dei rialzi dei tassi sui bilanci aziendali, alimentano l'ipotesi di continuazione della dinamica di crescita della principale economia mondiale. Ci sono anche elementi di preoccupazione (il livello del debito federale, un certo squilibrio del settore immobiliare) ma la resistenza delle dinamiche occupazionali confermano la vivacità dell'economia a stelle e strisce. 

Sulle correzioni dovrebbe quindi risultare vincente (ovviamente nel medio/lungo termine) incrementare le posizioni azionarie. 

L'azionario USA più degli altri con Svizzera e Francia da mantenere tra i preferiti in Europa. 

Un atteggiamento più prudente è da preferire ancora per l'azionario UK dove però la sterlina e i Gilt potrebbero essere non lontani da punti di ingresso interessanti. 

Sugli Emergenti (Cina in testa) si preferisce attendere segnali di ripresa della forza relativa anche se le valutazioni cominciano ad essere interessanti. 

Sul fronte obbligazionario vale ancora la pena privilegiare la qualità (per esempio i Treasury in dollari a scadenze medio/lunghe) e i corporate meno rischiosi. Sugli HY gli spread si sono molto ridotti e il premio al rischio pagato sembra indicare che ci sia spazio per qualche correzione.

 

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